“C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce” – Clementina
La prima chiazza di alopecia ha fatto capolino quando avevo all’incirca tre anni e, dopo innumerevoli visite, trovammo la giusta “terapia” che fece tornare tutti i capelli che mancavano.
Negli anni successivi ci furono altre ricadute e la terapia che utilizzai ad un certo punto iniziò a non dare frutti, e allora il dermatologo che mi seguiva decise di provare con le infiltrazioni di cortisone.
Così fino ai 20 anni, quando, da una chiazza dietro l’orecchio destro, iniziò un lungo calvario durato circa un anno e mezzo durante il quale le infiltrazioni non fecero effetto e tanto meno l’Acido Squarico (SADBE).
Comprai anche la mia prima parrucca per “coprire” la mancanza di circa il 70% dei capelli. Il rapporto che avevo con questa parrucca era di odio-amore, così come quello con lo specchio. Iniziai un percorso di psicoterapia, portato avanti per circa un anno e mezzo, ma arrivai a capire che forse non sarebbe servito a nulla e così decisi di lasciare a metà il lavoro iniziato.
Nel frattempo i capelli iniziarono a ricrescere a macchia di leopardo e arrivai a conoscenza dell’esistenza del gruppo dei Volpini, che di lì a poco iniziarono ad essere la mia seconda famiglia!
Prima di quel giorno non ho mai conosciuto persone che avessero il mio stesso “segreto” e quindi per me fu una scoperta sensazionale sapere che non ero più sola!
Pian piano iniziò il mio percorso di accettazione dell’alopecia, che fino ad allora vedevo come una cattiva nemica che mi aveva portato via la spensieratezza e la libertà di cui avrei dovuto godere a 23 anni.
Cambiai parrucca e con lei, un passo alla volta, anche il rapporto con l’alopecia. Nell’arco di un anno le cose mutarono in un modo incredibile… decisi di chiamare la mia parrucca “Camilla”, per sentirla un po’ più amica e per cambiare il nome di quell'”accessorio” a cui non potevo rinunciare prima di uscire di casa. Iniziai a prendere questa mia situazione con più leggerezza e iniziai a reagire.
Arrivò il giorno in cui, grazie ad una mia cara amica, provai ad andare al mare indossando un foulard al posto di Camilla e da lì si aprì un mondo!! Decisi che, senza forzature esterne, e quando me lo sarei sentita avrei sostituito Camilla con Fiorella e Pallina (questi alcuni dei soprannomi che diedi ai miei foulard) che da lì a poco sarebbero diventate le mie compagne di libertà!
Nel frattempo i capelli stavano ricrescendo a vista d’occhio.. forse un segno! Il giorno della mia Laurea decisi che l’avrei affrontato con il foulard, nonostante tutti gli occhi puntati su di me, ma volevo solo stare bene con me stessa. Si, queste nuove “amiche” mi facevano sentire libera, bella, felice della nuova immagine riflessa nella specchio! Finalmente mi sentivo bene! Arrivai nell’arco di qualche mese a poter lasciare a casa anche i foulard perché tutti i capelli mancanti erano presenti all’appello e quello fu il giorno più bello degli ultimi anni! Questi nuovi capelli crescevano, crescevano, crescevano… Ad oggi ce li ho ancora quei capelli, anche se meno forti… loro. Io forte lo sono ancora invece, perché ho imparato che questa patologia se non la fai tua, lei ti fa sua e ti porta in un circolo vizioso dal quale non riesci ad uscire facilmente.
Oggi ho molte chiazze prive di capelli, ma al contrario di qualche anno fa non le copro compulsivamente, piuttosto ho rasato metà di quelli rimasti mettendo “in mostra” le chiazze. Mi sento bene. Sono io con la mia alopecia e sono pronta a dare spiegazioni a chi dovesse chiederne!
Leonard Cohen scrisse “C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce.” questo è quello che è accaduto a me, ho fatto della mia più grande debolezza il mio punto di forza!