Intervista ad Andrea Brintazzoli, autore di “Mettiti nei miei panni”

Come hai conosciuto Asaa e l’Alopecia?

«La patologia dell’alopecia la conosco da oltre 20 anni, perchè durante il periodo universitario, la mia amica Laura, una delle persone fotografate, ha iniziato a perdere i capelli e affrontare il problema, cercare una cura per questa patologia. Quindi in piccola parte ho vissuto il suo cambiamento negli anni successivi. A ottobre 2016 ho visto su facebook il post condiviso da Laura sulla petizione: “Vogliamo il riconoscimento dell’Alopecia Areata”, una raccolta di firme per inserire l’alopecia nell’elenco delle Malattie Rare da parte del Ministero della Salute. Oltre a firmare la petizione, la prima cosa che pensato è: “perché non realizzare un progetto fotografico per far conoscere questa patologia?”. Da qui fondamentalmente è nato tutto, ho sottoposto l’idea a Laura e grazie a lei sono entrato in contatto con Asaa. Ad Asaa l’idea di fare un progetto fotografico è piaciuta, anzi faceva già parte dei progetti da realizzare. Ci siamo conosciuti, trovati al momento giusto. A dicembre 2016 ho partecipato a un evento di Asaa a Parma, in quella occasione ho conosciuto Francesca Fadda e Alessandra Sbarra attualmente presidente di Asaa Onlus. L’incontro è servito per conoscere alcune persone che poi sono diventate i protagonisti del progetto “Mettiti nei miei panni”. Sì, mettersi nei panni di chi ha l’alopecia è molto difficile, probabilmente impossibile, perdere i capelli in 24 ore o alcuni giorni lo definirei come un treno ad alta velocità che ti piomba addosso, tutto crolla, tutto cambia in modo rapidissimo».

Perché hai scelto di realizzare un lavoro del genere?

«Ho deciso di realizzare questo progetto fotografico per dare un piccolo contributo per far conoscere e dare visibilità all’alopecia tramite il mezzo fotografico, ho seguito l’istinto e il cuore. L’idea era realizzare dei ritratti che catturassero l’attenzione dell’osservatore. I protagonisti del progetto interpretano, solo a livello di trucco, delle icone dello spettacolo. Il trucco è stato un modo per ironizzare la mancanza di capelli, ma il trucco è servito anche, a ottenere un’immagine forte che catturasse l’attenzione, aspetto accentuato dalla scelta di una inquadratura centrale con taglio quadrato con alternanza di luci e ombre, dove l’intensità dello sguardo delle persone ritratte rappresentasse il punto centrale per attirare l’attenzione e di conseguenza fermarsi ad osservare la foto, farsi domande, colpire nel cuore e trasmettere».

Come è stato accolto il tuo lavoro?

«In generale il progetto è stato accolto in modo molto positivo da tutte le persone che hanno visto le foto, visitato le tre mostre fotografiche realizzate fino a oggi. I ritratti hanno permesso di far un piccolo passo verso una maggiore conoscenza dell’alopecia, far avvicinare persone che erano completamente all’oscuro di questa patologia, posso dire che hanno colpito. Anche a livello di concorsi il riscontro è stato buono in quanto otto foto hanno ricevuto il 3° posto bronzo al Moscow International Foto Awards – MIFA 2017nella categoria Ritratti. Ma di queste otto foto, ben cinque hanno ricevuto la Menzione d’onore sempre nella categoria Ritratti al Neutral Density Photography Awards 2017, all’International Photographer of the Year 2017 e al Fine Art Photography Awards 2018».

Progetti per l’estate?

«Mentre durante l’estate 2018 sto partecipando al Festival dei ritratti che si tiene ogni due anni a Borboun Lancy in Francia, nell’evento “Eté des portraits” Festival Europeo del ritratto fotografico. Per questo concorso ho scelto di partecipare con due foto del progetto “Mettiti nei miei Panni!” esattamente con i ritratti di Laura e Lucia. Per l’edizione 2018 hanno partecipato 321 fotografi, provenienti da varie nazioni europee e dal 22 luglio fino al 28 ottobre tutte le foto dei ritratti saranno esposte per il paese di Borboun Lancy (circa mille foto). Inoltre il festival prevede anche vari premi, infatti ci saranno 61 premiati dalla giuria del festival».

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